"Se c’è una cagnolotta che mi ha davvero insegnato cosa significa il coaching cinofilo, è la mia Labrador Maya. Lei non è stata solo un cane per me, ma una vera e propria maestra di vita.
Ricordo un momento in particolare, durante una fase delicata della mia vita in cui avevo mille dubbi sul mio percorso. Ero in formazione, ma mi sentivo bloccato, quasi inadatto a questo mondo. Una sera, stanco e con la mente piena, portai Maya in un campo aperto. Lei correva felice, mentre io restavo lì, immobile, quasi assente. A un certo punto si fermò, tornò indietro e si sedette davanti a me, guardandomi dritto negli occhi.
Quel suo sguardo non era solo amore, era presenza pura. In quel momento ho sentito qualcosa dentro sciogliersi: Maya mi stava dicendo, senza parole, che l’unica cosa che conta davvero è esserci, davvero, con autenticità. Che nel coaching – come nella vita – non serve essere perfetti, ma autentici, coerenti, connessi.
Da quel giorno ho iniziato a vivere il coaching cinofilo non più come una tecnica da applicare, ma come una relazione da coltivare. Maya mi ha insegnato che ogni cane ha bisogno di una guida, sì, ma prima ancora di una persona che lo veda davvero. E questo è il messaggio che porto oggi nelle mie formazioni: dietro ogni cane c’è un’anima che aspetta solo di essere accolta."
